PAOLO VIELTrainer, Direttore Organizzativo AIF Academy |
Quali competenze saranno richieste dalle aziende nel futuro mercato del lavoro?
Direttore Organizzativo AIF Academy, nello specifico mi occupo dei percorsi di formazione formatori, perché AIF è una comunità professionale, è luogo ideale per chi ha interesse a tenersi aggiornato sulle competenze professionali, ma soprattutto è anche una dimensione di incontro, di conoscenza e di sviluppo delle proprie competenze.
L’Academy si pone come mission di offrire dei servizi ai nostri soci, dei percorsi di informazione formatori rivolti a chi ha desiderio e necessità di approfondire le proprie competenze professionali. Quindi offre apprendimenti tematici, come i workshop, ma più in generale progetti formativi relativi a tutto l’ambito di offerta ai percorsi di formazione formatori per gli enti, che in questo periodo hanno necessità e desiderio di qualificarsi.
La metafora delle cellule staminali di questo convegno è particolarmente pregnante, ci suggerisce una necessità di vedere il formatore come fosse una cellula staminale, che in qualche modo possa avere un effetto generativo, verso l’esterno.
Quindi il paradigma di apprendimento è portato al cambiamento delle competenze, e in quanto tale, è appunto dinamico, nell’ottica della generatività. In questa prospettiva, sotto questa metafora credo che ognuno di noi nell’esercizio della propria attività professionale, sia chiamato ad attivare queste dinamiche di cambiamento.
Penso che forse abbiamo un po’ abusato con il parlare della centralità della persona, non perché questa sia un elemento sbagliato di per sé, ma perché in questo momento storico caratterizzato da una serie di contraddizioni e di difficoltà, l’aspetto della generatività sottolinea come sia uno degli elementi imprescindibili della formazione per una ricaduta di cambiamento anche nell’ambiente esterno.
Questo forse a volte si è dato per scontato, forse si è ritenuto che fosse una conseguenza fisiologica, ma forse più che mai in un momento storico come questo, noi ci dobbiamo porre la domanda sul problema finding più che sul problema solving, cioè provare a trovare una chiave di lettura del cambiamento, che sia forse meno lineare, e più complessa, ma che soprattutto sia suscettibile a mettere in discussione il contesto in cui ci muoviamo.