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Tommaso Cuccarolo

Categories: AIF,Interviste

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TOMMASO CUCCAROLO

Formatore, Consulente e Coach

Lo scenario economico e sociale è in continua e rapida evoluzione: la trasformazione digitale ha abbracciato quasi tutti i settori ed è protagonista nei principali mercati. Oggi tuttavia la crescita delle complessità e il timore nei confronti della tecnologia, sempre più pervasiva, sembrano ostacolare il percorso che porta al sviluppo della persona, in un contesto di interazione con le organizzazioni. Il fattore umano è riconosciuto come la soft-skill principale per il moto dell’evoluzione della nostra specie, ma ci sono ancora perplessità sulla direzione che deve prendere per portare a una nuova, vera innovazione. Come può la formazione incrementare l’impatto del fattore umano per infondere alle persone e alle organizzazioni il coraggio di affrontare nuove sfide in un contesto così dinamico?

E’ proprio la caratteristica dinamica e non strutturata del metodo di formazione che permette alle persone di apprendere in un contesto sicuro come adattarsi ad un contesto reale estremamente dinamico, mutevole e complesso. Dal mio lavoro di facilitatore esperienziale, noto come più il professionista è rigido nella programmazione delle attività e nell’incasellare tramite etichettare gli strumenti o i comportamenti, più le persone escono dal processo confuse e non adattabili al contesto esterno. Al contrario più il processo è dinamico e si modifica in corso d’opera, andando a vestire su misura la persona ed il gruppo, più essi riescono a potare nel contesto lavorativo qualcosa che hanno appreso essergli utile durante la formazione. Tramite la dinamicità e la centratura del facilitatore, le persone possono vivere esperienze che le arricchiscono e che le fanno scoprire diversi modi, prospettive, strumenti per sviluppare le competenze utili ad adattarsi al contesto esterno in perenne movimento. Il coraggio è l’insieme di speranza nel futuro ed indignazione del presente, questo per esprimere il concetto di cambiamento e quando una persona o un organizzazione riesce a cambiare. Fino a quando le persone che compongono il gruppo, non provano il desiderio di qualcosa di migliore per il proprio futuro e l’organizzazione non stimola e supporta questa speranza, l’intero organismo rimarrà dormiente nel contesto presente. Quando a questa speranza viene aggiunta la necessità di cambiare, sostenendo la fatica del cambiamento, allora l’intero organismo si evolve e trova il suo adattamento all’ambiente circostante. In questo processo la formazione si inserisce come parte pratica di sviluppo e allenamento degli apparati necessari all’organismo sostenere il cambiamento. Attraverso la riflessione di gruppo e la sperimentazione di nuovi comportamenti in ambienti sicuri in cui è possibile sbagliare e viene stimolato l’errore costruttivo, la persona, il gruppo e l’organizzazione possono crescere in ambienti sicuri per poi essere pronti ad affrontare in maniera sostenibile la “giungla” della realtà dinamica e spietata del mercato attuale.

 

Nel contesto globale contemporaneo la diffusione di informazioni avviene a una velocità incalzante sospinta dalla digitalizzazione. Per questo motivo il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni. Il formatore oggi è la figura che può educare all’uso consapevole della tecnologia, finalizzata al corretto sviluppo della persona. Quali sono i metodi e gli strumenti tecnologici a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitività economica? Quanto questi strumenti influenzano i processi di formazione?

Personalmente credo che ci siano molti strumenti e metodi differenti e che ogni professionista segua una sua vocazione ed interpretazione nell’utilizzarli ed integrarli per creare nuovi strumenti. Seguendo questa filosofia, personalmente credo siano la creatività e la capacità di adattamento flessibile del formatori i loro migliori strumenti per migliorare l’interazione tra scenario sociale, competitività economica e viluppo tecnologico. Come strumenti tecnologici, penso che il social Linkedin sia un strumento utile per interagire tra colleghi e possibili clienti, per stringere relazioni e rimanere aggiornato rispetto alle possibilità e risorse presenti nell’ambiente circostante. In questo specifico momento storico-economico di grande digitalizzazione della comunicazione e di diffusione delle informazioni, sostengo che sia fondamentale educare gli adulti e le organizzazioni all’uso della tecnologia. Sono le relazioni che ci permettono di evolverci come specie e la tecnologia deve essere un mezzo e non un fine per unire le persone e creare un’intelligenza collettiva capace di intervenire attivamente nell’ambiente circostante. Gli strumenti tecnologici ora stanno avendo un’influenza sempre maggiore nelle nostre vite, se usati in modo costruttivo e collaborativo possono permettere la connessione reale tra perone, unendole con uno scopo comune da perseguire. L’educazione alla tecnologia e l’utilizzo degli strumenti di digitalizzazione dovranno essere integrati sempre di più nella formazione per facilitare lo sviluppo delle organizzazioni e delle persone che le compongono.

 

La maggior parte delle scoperte, dalle grandi innovazioni scientifiche agli step esperienziali della crescita di ognuno di noi, avvengono attraverso il continuo imbattersi in errori e ostacoli. La possibilità di sbagliare, se circoscritta a un contesto adeguato, è il motore del miglioramento personale. Ad esempio Cristoforo Colombo, imbarcandosi con le 3 caravelle nel 1492, ha colto l’episodio di serendipità più influente nella storia moderna: mirando a raggiungere le Indie, scoprì l’America. Nella serendipità, ovvero la possibilità di imbattersi in felici scoperte per puro caso, è determinante l’influenza della specifica realtà in cui si opera. Il compito del formatore è operare attraverso la centralità della persona, legando tramite l’apprendimento il contesto dello scenario socio-economico allo sviluppo umano. Attraverso quali pratiche il formatore può trasmettere alla persona i mezzi necessari per la crescita dell’individuo nella realtà locale?

Ognuno di noi, fin da quando era bambino, ha appreso moltissimo di quello che è oggi attraverso una miriade di errori e successi, necessari per superare ostacoli e vincere le sfide della crescita personale e professionale. Questo processo continuo di crescita ed apprendimento ci porta a confrontarci quotidianamente con problematiche e con le loro possibili soluzioni, per vivere nel contesto sociale in cui siamo inseriti. La prospettiva da cui si interpreta un errore permette alla persona di apprendere elementi differenti presenti in un’esperienza. Creare un ambiente protetto, come quello della formazione, in cui la persona si sente libera di sbagliare per apprendere in sicurezza come poter sperimentare nuovi comportamento e strumenti è fondamentale. La persona viene così stimolata a scoprire autonomamente nuovi elementi da utilizzare per creare valore aggiunto nel cotesto sociale in cui vive. Un metodo che applico su di me e con i gruppi con cui lavoro nella formazione e nel coaching, in grado di facilitare la creazione di un ambiente a cui mi riferisco, è il Self-Empowerment. Durante i miei studi di Psicologia del lavoro a Padova, ho approfondito il metodo elaborato da M.Bruscaglioni e ho avuto modo di sperimentare la creazione di un gruppo capace di instaurare una micro-cultura Self Empowerment nell’ambiente universitario. Questo approccio fonda la sua potenza ed efficacia nella psicologia positiva e nell’assumere una prospettiva costruttiva rispetto al cambiamento che la persona affronta. Stimola l’individuazione di risorse presenti nella persona, sviluppa le competenze personal/professionali per realizzare i propri progetti di vita e all’apertura di nuove possibilità future. L’elemento fondamentale del metodo sono le sperimentazioni simboliche che stimolano la persona all’azione concreta per realizzare il proprio desiderio e mettere in azione il proprio potenziale. La persona è considerata come unica, speciale protagonista e gestore della propria vita. Questo approccio mi ha permesso di inserirmi nel contesto sociale con un’attività lavorativa che adoro, come la formazione esperienziale ed il team coaching e mi ha permesso di crearmi una carriera lavorativa già quando avevo 24 anni e di aiutare molte persone a realizzare qualcosa di concerto di ciò che desideravano. Ho svolto vari percorsi individuali e di gruppo con manager di aziende internazionali, applicando il metodo su persone che ne sono risultate potenziate ed attivate e che hanno creato nuovo valore all’interno dell’azienda dove hanno lavorato. Questo metodo, personalmente, risulta una pratica che può aiutare il formatore a trasmettere la sua autenticità verso le relazioni che instaura con i gruppi, la coerenza nei comportamenti che promuove e la grande passione che lo muove verso un cambiamento ed adattamento continuo alle varie realtà sociali con cui entra in contatto.


 

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