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Antonio Pilato

Categories: AIF,Interviste

  


ANTONIO PILATO


Esperto in valutazione di progetti di sviluppo e docente presso Ottima s.r.l.
Ravenna, Classe 1990.
1^ Laurea in Scienze del Comportamento e delle Relazioni Sociali;
2^ Laurea in Psicologia delle Organizzazioni e dei Servizi;
3^ Laurea in Pedagogia.
Esperienza annuale negli ambiti della scuola dell’infanzia e primaria (istruzione ed educazione), nella sanità (neuropsichiatria infantile), nell’università (formazione e tutoraggio) e nei centri di formazione (formazione finanziata e andragogia).

Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
 
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.

Nel corso della propria esistenza chiunque si troverà, si trova o si è già trovato lungo strade diverse da quelle che si è sempre immaginato di percorrere.
Non si parla soltanto di lavoro, ma anche di formazione: spesso, in tarda adolescenza, le aspettative tendono a far odiare determinati percorsi ma, dopo un po’ di tempo, è proprio uno di quei tanto odiati sentieri a divenire l’unica strada che si desidera raggiungere…anzi, superare.
Nella realtà, ci si prodiga sempre per la ricerca del “sentiero più giusto da intraprendere” quando basterebbe aiutare e aiutarsi a comprendere quale sia quello “più sincero”.

L’aiuto più efficace e più efficiente è proprio quello di “accompagnare” questa scelta, che può appartenere a noi stesso o all’altro, attraverso un maturo dialogo introspettivo oppure empatico, senza influenzare l’altro, e ascoltando, senza limitarsi a sentire, la storia della propria o della vita altrui.
Una volta narrata la propria esperienza, la persona che ha bisogno e voglia di comprendere quale sia il proprio sentiero potrà essere “scortata” in un orientamento deduttivo, e tutt’altro che invasivo, che permetterà di raggiungere attraverso un coerente e specifico processo formativo la ramificazione sempre più precisa di quei sentieri che si mira a percorrere: ancora una volta, in questi processi non esistono risposte giuste o sbagliate, ma soltanto risposte sincere.

 
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.

E’ proprio grazie alla consapevolezza che si sviluppa un’efficiente capacità di scelta del percorso più adeguato per noi stessi e per l’altro.
Essere padroni di se stessi, attraverso l’immersione uditiva e interiore definita Mindfulness, garantisce una Weltanschauung più ampia e più matura: più si è consapevolmente “in alto”, più sentieri si possono scoprire “possibili”, dunque percorribili.
La consapevolezza s’incrementa assumendo la conoscenza dell’Occidente e il modo d’intendere dell’Oriente.

 
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.

Il momento in cui una persona viene accolta, attraverso l’orientamento formativo su quali possano essere i propri sentieri e su come poter leggere dentro di sé le risposte alle proprie domande, rappresenta senz’altro il solido inizio di un’alleanza.
L’umanità, pur restando in parte cristallizzata per colpa di una parte della propria intelligenza, assoggettata a teorie e a tecniche di un sistema ormai deteriorato, racchiude un potenziale tendente all’infinito quando opera in un’ottica cooperativa.

Se una testa produce uno, due teste produrrebbero quattro, tre teste produrrebbero nove, cento teste produrrebbero diecimila. E’ sufficiente un concetto come questo per essere consapevoli che il proprio sentiero può essere condiviso con altre persone, le quali potrebbero aver idee simili alle nostre, aiutando la cooperazione, o idee differenti dalle nostre, aiutando il cosiddetto “pensiero divergente”.
Non è necessario vedere l’alleanza soltanto come un fine da raggiungere, ma anche come un mezzo per arrivare a un qualcos’altro che è maggiore della somma delle singole parti.


 

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