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Alessandra Gentile

Categories: AIF,Interviste

  


ALESSANDRA GENTILE


Formatrice e professional counselor in ambito comportamentale e organizzativo. Supporto i professionisti, sia in gruppo che individualmente, nell’acquisizione di specifiche competenze trasversali legate al mondo della comunicazione efficace, e al raggiungimento di obiettivi professionali in ottica problem solving.

Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
 
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza. La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze. Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.

Nel leggere le tre parole aperte – SENTIERO, CONSAPEVOLEZZA, ALLEANZA – con uno sguardo rivolto al futuro dei professionisti in azienda, in un attimo la mente è volata ad uno dei classici più letti e amati della letteratura per ragazzi : IL MAGO DI OZ.

Cosa ci porta ad OZ?

Prima di tutto Dorothy e il suo essere bambina, a rappresentare la curiosità, l’istinto creativo, la sorpresa verso il mondo che vivono dentro ogni professionista e che hanno bisogno di emergere per permettere al potenziale di crescita di ognuno di svilupparsi a pieno. E poi Toto, il suo cagnolino, a interpretare la nostra parte più emotiva, quella che non ci abbandona mai e che ha bisogno delle nostre cure ed amore costanti.

Entrambi vengono catapultati in una nuova dimensione da un ciclone, che in azienda può corrispondere alla velocità e potenza con cui i cambiamenti si susseguono senza sosta e che, in questo momento storico particolare, si sono manifestati con tutta l’irruenza possibile. E che, con un po’ di pazienza e fiducia, potranno portare ad una trasformazione costruttiva, come per Dorothy.

Dove ci troviamo ora?

Sul SENTIERO dei mattoni gialli che conduce alla città di Smeraldo, via che viene mostrata dalla Strega Buona del Nord su richiesta specifica di Dorothy che vuole “andare a casa”. Indicandogliela la Strega Buona le regala delle scarpette argentate (che sono magiche ma la bambina lo scoprirà solo in un secondo momento, con l’esperienza) e le dà un bacio sulla fronte, a proteggerla dalle avventure che troverà sul percorso. Allo stesso modo le Risorse Umane, dovranno partire dall’ascolto attento delle richieste delle loro persone per capire come indirizzarle al meglio, consapevoli che non potranno sostituirsi a loro nel percorso di crescita che intraprenderanno, ma potendo al contempo fornire strumenti e supporto coerenti con la richiesta di partenza.Le scarpette argentate e il bacio sulla fronte che serve in quel momento, per quel bisogno. Il tutto, quindi, da un ascolto attento.

Cosa ci serve?

Per acquisire CONSAPEVOLEZZA gli strumenti a disposizione sono tanti, e spesso l’esigenza di questi nasce durante il viaggio per gestire situazioni particolari, o migliorare il passo. Prima ancora di preparare lo zaino con oggetti non subito necessari e che potrebbero appesantirci, è importante ricordare che questo viaggio di consapevolezza si può realizzare davvero solo attraverso forti ALLEANZE: servono compagni di viaggio speciali, che sono speciali proprio grazie alle loro diversità che generano ricchezza. Tutti abbiamo bisogno di un leone senza coraggio, di un uomo di latta senza cuore e di uno spaventapasseri senza cervello perché la prima lezione da imparare è che possiamo accoglierli per quello che sono, rispettando le loro storie e i loro bisogni. Andando oltre le apparenze e i giudizi, questi alleati potranno esprimersi con fiducia e fornire nel tragitto intuizioni brillanti, soluzioni inaspettate e momenti di crescita continua per il gruppo e per il singolo. “il totale è maggiore della somma delle sue parti”, e lo è anche grazie alla diversità. Quindi, in parallelo, il professionista con tanti chilometri alle spalle ha bisogno della freschezza del giovane che sta muovendo i primi passi su un terreno percorso già da tanti, perché non averlo mai battuto prima potrebbe lasciarlo libero di trovare nuovi tragitti più efficaci, che l’abitudine ci ha fatto dimenticare. Allo stesso tempo, il giovane necessita della conoscenza del primo per evitare buche pericolose che non conosce e prendere scorciatoie strategiche e collaudate. I percorsi formativi dovrebbero a mio avviso permettere questo incontro generazionale e abbattere le barriere preconcette che li vogliono diversi e distanti.

E potremo sentirci nuovamente a casa.


 

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