fbpx

Cinzia Ferranti

Categories: AIF,Interviste

CINZIA FERRANTI

ferranti cinzia
Esperta in tecnologie della formazione e professional community – Università di Padova
cinziaferranti@gmail.com

L’innovazione tecnologica sta trasformando le relazioni umane, e il cambiamento è stato percepito anche all’interno delle organizzazioni e delle aziende con cui collaboriamo. La formazione deve innovare metodi, strumenti e spazi al fine di valorizzare la persona in un contesto sempre più digitalizzato. Quali sono i principali cambiamenti da realizzare? Il cambiamento porta con sé elementi positivi? e quali?
Credo ci siano cambiamenti che avvengono senza rilevanti possibilità di dirigerli e sono quelli che mutano mezzi e contesti, in quanto sistemi in evoluzione “naturale”. Proprio in un periodo storico in cui la tecnologia e così presente e in continua trasformazione, possiamo imprimere delle direzioni ai cambiamenti e controbilanciare i contesti digitalizzati con un maggiore sviluppo integrato della parte emotiva e collaborativa presente nelle relazioni di lavoro. Ecco direi che la comodità della tecnologia dovrebbe portare a valorizzare meglio la qualità dei rapporti.

 

I sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di imparare prospettando nuove forme di vita, cioè entità sensienti di cui non possiamo prevedere, né tanto meno guidare, lo sviluppo. Come questo processo di rapido sviluppo tecnologico, che riguarda la produzione dell’intelligenza collettiva si può legare a etica e valorizzazione della cultura nei processi organizzativi aziendali? In che modo la formazione può supportare la persona affinché possa contribuire all’innovazione senza subirla passivamente?
L’innovazione dovrebbe rispondere soprattutto ai bisogni dei singoli e delle comunità. Una pratica che ritengo saggia sarebbe quella di assecondare o favorire il flusso dell’innovazione, chiedendoci il più possibile quali siano i bisogni fondamentali da salvaguardare rispetto il ruolo professionale che ricopriamo. E’ auspicabile che questa domanda venga posta da noi come singoli, insomma come esseri umani, ma anche come organizzazioni produttive e come società. Rimane scontato il fatto che ognuno darà risposte diverse, anche in virtù dei valori di riferimento, ma fermarsi a riflettere sul senso del cambiamento e dell’evoluzione può rappresentare il fulcro di una formazione che supporti e accompagni i processi innovativi.

 

Ieri hai detto domani. Oggi i giovani sono il futuro della nostra società, la crisi e la scarsità di investimenti rischiano di contrapporre la dimensione personale della realizzazione del sé a quella della competitività delle imprese e dei territori. In che maniera la formazione potrà far conciliare questi due estremi enfatizzando i valori strategici dell’impresa con la valorizzazione della persona nella sua essenza? In che modo la formazione può costruire una situazione ideale in azienda generando entusiasmo e partecipazione?
Vedo in questa domanda due livelli possibili di risposta. Il primo implica, da parte dei giovani, la ricerca personale della realizzazione di sè, che richiede conoscenze e competenze acquisite sicuramente con tutti i sistemi formali, informali e non formali che un contesto di vita può offrire. Tale ricerca implica anche l’ascolto di quel senso intimo che ognuno può dare al proprio futuro. Il secondo invece mi sembra più legato a come il sistema formativo italiano (scolastico e continuo) possa considerarsi competitivo in sè, confrontandosi soprattutto con quello di altri paesi europei e generando un forte senso di partecipazione. Ho l’impressione che a partire dalla scuola primaria fino all’università abbiamo ancora molta strada da fare per mantenere viva la motivazione, la partecipazione, direi il desiderio come motore nei contesti scolastici e di lavoro.

 

Torna all’elenco delle interviste

0