COSIMO D’ALESSANDRO
Formatore presso Laboratorio delle relazioni. |
L’innovazione tecnologica sta trasformando le relazioni umane, e il cambiamento è stato percepito anche all’interno delle organizzazioni e delle aziende con cui collaboriamo. La formazione deve innovare metodi, strumenti e spazi al fine di valorizzare la persona in un contesto sempre più digitalizzato. Quali sono i principali cambiamenti da realizzare? Il cambiamento porta con sé elementi positivi? e quali?
L’innovazione tecnologica porta con se sicuramente aspetti positivi come la velocità della comunicazione e la rapidità di risposta per esempio. E questo accelera di sicuro i processi anche all’interno dell’azienda. Nella comunicazione digitale però vengono elisi dei passaggi fondamentali della comunicazione stessa, che risulta per forza di cose spesso incompleta e talvolta persino deformata, creando incomprensioni e quindi diseconomie. E la stessa velocità finisce per essere considerata un valore in sé a scapito della qualità e della efficacia del processo. Anche le più attente e sofisticate tecniche di comunicazione finiscono per risultare poco efficaci in assenza di in un contesto relazionale che sia fluido e positivo. Sempre più quindi si avverte il bisogno di centrare la formazione sulla persona, sullo sviluppo delle sue qualità umane e sulla capacità di questa di generare e gestire relazioni interpersonali efficaci evidenziandone le ricadute positive. Non più risorse umane ma persone in carne ed ossa con storia, aspettative e cultura del tutto uniche per ognuna. Nelle aziende si renderà in futuro sempre più necessario un passaggio dallo schema organizzativo per sole competenze ad una nuova impostazione che tenga conto anche delle compatibilità e di quanto necessario per migliorarle. Questo comporterà un sforzo formativo a tutti i livelli, nessuno escluso, che contribuisca ad offrire gli strumenti per un cambiamento che certamente farà sentire i suoi benefici anche in relazione al mercato di riferimento.
I sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di imparare prospettando nuove forme di vita, cioè entità sensienti di cui non possiamo prevedere, né tanto meno guidare, lo sviluppo. Come questo processo di rapido sviluppo tecnologico, che riguarda la produzione dell’intelligenza collettiva si può legare a etica e valorizzazione della cultura nei processi organizzativi aziendali? In che modo la formazione può supportare la persona affinché possa contribuire all’innovazione senza subirla passivamente?
Non è tanto la velocità, con cui il progresso e lo sviluppo di nuove tecnologie procede, rendendo rapidamente obsoleto quanto abbiamo appena imparato a gestire, quanto l’accelerazione di questo processo che crea oggettive difficoltà di adattamento. Le cose che impariamo a gestire durano sempre meno perché sempre più rapidamente vengono superate ed abbandonate. Convivere e tenere il passo con questa accelerazione è la vera sfida che le nuove generazioni, già nate digitali affrontano più agevolmente, mentre crea oggettive difficoltà e talvolta rigetto da parte dei più anziani. L’accesso ad una mole sempre più vasta di informazioni, a cui si può attingere in tempo reale, consente certamente un grande e rapido arricchimento ma richiede al tempo stesso una capacità di discernimento molto maggiore che nel passato. La formazione dovrà intervenire offrendo griglie di valutazione che permettano di discriminare le informazioni utili e finalizzate alla crescita del progetto azienda, ma per farlo dovrà contribuire ad una crescita sia della cultura aziendale ma molto più nella costruzione di una etica comune condivisa.
Ieri hai detto domani. Oggi i giovani sono il futuro della nostra società, la crisi e la scarsità di investimenti rischiano di contrapporre la dimensione personale della realizzazione del sé a quella della competitività delle imprese e dei territori. In che maniera la formazione potrà far conciliare questi due estremi enfatizzando i valori strategici dell’impresa con la valorizzazione della persona nella sua essenza? In che modo la formazione può costruire una situazione ideale in azienda generando entusiasmo e partecipazione?
E’ fuori discussione che il modello della ricerca del profitto fine a se stesso ha fatto il suo tempo e non risulta più da solo vincente. Produttività, tempi e metodi incalzanti, ricerca di economie di scala sempre più estreme non sono più da sole sufficienti per affrontare la sfide della concorrenza. Concorrenza che non si può più affrontare solo sul terreno del prezzo o della qualità perché tali e tanti sono i competitori, e talmente agguerriti, che qualsiasi successo avrebbe breve durata. Oggi la componente servizio legata a qualsiasi prodotto diventa predominante nella scelte del mercato ed in questo la componente umana resta fattore essenziale. Non esiste quindi contrapposizione tra crescita personale e competitività aziendale, ma anzi quest’ultima si realizza solo se tutti gli attori del processo di produzione o erogazione si sentono protagonisti e profondamente coinvolti nelle sorti dall’azienda. Il successo di una azienda è strettamente legato al livello di gradimento che riscontra dal suo mercato di riferimento, ma per ottenere ottimi risultati diventa importante passare ad una fase in cui, in tutti i passaggi interni all’azienda, ognuno si cali nel doppio ruolo di cliente e fornitore. In un contesto relazionale corretto e costruttivo questo consente di evidenziare le eventuali inefficienze ed introdurre miglioramenti a tutto vantaggio del prodotto/servizio finale. E’ compito del marketing individuarne gli obiettivi, ma sarà la formazione a dover costruire un linguaggio comune, un sentire comune che renda ognuno partecipe e propugnatore della mission aziendale. Non è affatto casuale che le aziende di maggior successo siano quelle dove tutti gli addetti vivono come momento di autorealizzazione un processo di identificazione con l’azienda ed i suoi successi, creando una immagine che finisce per influenzare positivamente anche tutti gli stakeholder.
Non è tanto la velocità, con cui il progresso e lo sviluppo di nuove tecnologie procede, rendendo rapidamente obsoleto quanto abbiamo appena imparato a gestire, quanto l’accelerazione di questo processo che crea oggettive difficoltà di adattamento. Le cose che impariamo a gestire durano sempre meno perché sempre più rapidamente vengono superate ed abbandonate. Convivere e tenere il passo con questa accelerazione è la vera sfida che le nuove generazioni, già nate digitali affrontano più agevolmente, mentre crea oggettive difficoltà e talvolta rigetto da parte dei più anziani. L’accesso ad una mole sempre più vasta di informazioni, a cui si può attingere in tempo reale, consente certamente un grande e rapido arricchimento ma richiede al tempo stesso una capacità di discernimento molto maggiore che nel passato. La formazione dovrà intervenire offrendo griglie di valutazione che permettano di discriminare le informazioni utili e finalizzate alla crescita del progetto azienda, ma per farlo dovrà contribuire ad una crescita sia della cultura aziendale ma molto più nella costruzione di una etica comune condivisa.
E’ fuori discussione che il modello della ricerca del profitto fine a se stesso ha fatto il suo tempo e non risulta più da solo vincente. Produttività, tempi e metodi incalzanti, ricerca di economie di scala sempre più estreme non sono più da sole sufficienti per affrontare la sfide della concorrenza. Concorrenza che non si può più affrontare solo sul terreno del prezzo o della qualità perché tali e tanti sono i competitori, e talmente agguerriti, che qualsiasi successo avrebbe breve durata. Oggi la componente servizio legata a qualsiasi prodotto diventa predominante nella scelte del mercato ed in questo la componente umana resta fattore essenziale. Non esiste quindi contrapposizione tra crescita personale e competitività aziendale, ma anzi quest’ultima si realizza solo se tutti gli attori del processo di produzione o erogazione si sentono protagonisti e profondamente coinvolti nelle sorti dall’azienda. Il successo di una azienda è strettamente legato al livello di gradimento che riscontra dal suo mercato di riferimento, ma per ottenere ottimi risultati diventa importante passare ad una fase in cui, in tutti i passaggi interni all’azienda, ognuno si cali nel doppio ruolo di cliente e fornitore. In un contesto relazionale corretto e costruttivo questo consente di evidenziare le eventuali inefficienze ed introdurre miglioramenti a tutto vantaggio del prodotto/servizio finale. E’ compito del marketing individuarne gli obiettivi, ma sarà la formazione a dover costruire un linguaggio comune, un sentire comune che renda ognuno partecipe e propugnatore della mission aziendale. Non è affatto casuale che le aziende di maggior successo siano quelle dove tutti gli addetti vivono come momento di autorealizzazione un processo di identificazione con l’azienda ed i suoi successi, creando una immagine che finisce per influenzare positivamente anche tutti gli stakeholder.