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Doriano Marangon

Categories: AIF,Interviste

  


DORIANO MARANGON


Lecturer MIP-Politecnico di Milano

Autore docente coach, mi dedico alla comunicazione emozionale per i leader, all’oralità digitale dei social network, all’empowerment personale e organizzativo e a costruire squadre magiche, grazie al team-building e alle neuroscienze.

Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
 
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.

La classica citazione da bravo formatore “il sentiero si fa camminando” ci aiuta a definire questa parola ed è evidente che ci lega alle esperienze che devono essere vissute nel nostro percorso vitale e professionale. L’aiuto di chi si occupa a vario titolo di People sta nel supportare la scoperta dei propri talenti, gli unici a garantire un alto livello di risultati, e che possono spingere a cambiare sentiero (e oggi i sentieri spesso sono multipli). Il talento una volta individuato dalla persona, alimenta la consapevolezza, ed è associato alla visione personale, che deve servire a prendere le decisioni, sola garanzia di scegliere le opportunità e i sentieri giusti.

 
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.

Non può che partire dal riuscire a capire chi siamo e del perché ci dedichiamo a determinate attività piuttosto che altre. Consapevolezza mentale e fisica, d’identità e di mezzi, di competenze e comportamenti. Il mindfulness ha senso se considerato come capacità di ascolto interno e personale. Le organizzazioni che hanno il desiderio di aiutare i collaboratori più giovani e non saranno capaci di fornire feedback coerenti e precisi piuttosto che giudizi; le persone a loro volta saranno avide di feedback e disponibili ad accettarli. Ciò che può sostenere l’idea della meditazione nel mondo organizzativo è il coaching, l’unico strumento in cui si è sicuri di meditare, in due e quel che più conta come alleati alla pari.

 
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.

A prima vista è una parola desueta, sia sul piano religioso, sia su quello degli affari e anche su quello geo-politico. È vero però che se non ci lanciamo a condividere visioni, valori e azioni concrete – come è riuscita a fare Greta Tunberg – in questo tempo di Coronavirus che ci ha portato molto al di là della disruption non sappiamo dove potremo andare a finire. E condivisione mi pare la parola più importante in questo momento di distanziamento sociale. Le generazioni devono lavorare e operare insieme nelle organizzazioni, dove ritroviamo gli ormai rinominati Ok Boomer, la X generation, i millenari appassionati che cominciano a maturare prima ancora di uscire dalla precarietà, e infine i nuovi che avanzano i nativi digitali, che si muovono con una capacità di azione incredibilmente efficace sostenuti dal loro entusiasmo.

Un’alleanza intergenerazionale che diventa una vera necessità, la sola possibilità di successo per questo pianeta che si scopre fragile sotto tutti i punti di vista. Solo un’integrazione sincera, empatica e collaborativa tra le varie generazioni può permettere di superare le difficoltà che stiamo vivendo. Un approccio nuovo, con i millenari che ci portano le loro innovazioni digitali, le esperienze dei boomer, la sensibilità e la competenza degli X e infine la volontà e la determinazione degli ultimi arrivati, che rappresenta la sola possibilità di successo per le organizzazioni di domani e per le persone che ci lavorano oggi. A patto di condividere la fiducia negli altri: nessuna alleanza è possibile senza fiducia.


 

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