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Gabriele Nani

Categories: AIF,Interviste

  


GABRIELE NANI


Coach, formatore, Sherpa del business
guido gli imprenditori verso la costruzione di un metodo personalizzato che gli permetta di avere aziende profittevoli, e con un equilibrio fra vita privata e professionale. persona e ambiente sono al centro della mia filosofia di vita, ed imprenditoriale. ho trovato nel modello benefit corporation l’approccio che ritengo imprescindibile per fare buona impresa. Mi rivolgo ad imprenditori etici, che intendono l’azienda come un mezzo al servizio della vita, e non il contrario.

Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
 
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.

Sentire il sentiero, gioco con le parole, e seguo i percorsi che mi indica questo anagramma.
Ho cercato le radici etimologiche di questa parola, ma quello che ho trovato non mi soddisfaceva a pieno, quindi ho imboccato altre vie, meno logiche, meno razionali, più impreviste, ed ecco l’assonanza fra le due parole portarmi al loro anagramma.
Mi piace la traccia che ho trovato, lontana dalle vie maestre, come del resto un sentiero è.

La premessa è che per imboccare un sentiero, a monte, devi avvertire l’impulso, l’interesse, per farlo; e questo può nascere solo se le persone hanno interiorizzato l’amore per la montagna, e/o per il cammino; questo dev’essere il primo passo. Mi viene a questo proposito in mente il noto aforisma di Antoine de Saint – Exupéry: “se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito”

Io avrei scritto semplicemente “insegna loro ad amare il mare, o la navigazione”. Dare alle persone uno scopo, e non una semplice mansione, caricarle dell’amore per il mondo in cui andrà quello che produci, questi sono gli strumenti che un’azienda deve utilizzare per accendere nei collaboratori lo spirito di miglioramento personale.
Il mondo è il mare, l’azienda la barca, ed è bello contribuire alla creazione di un mezzo, sul quale sali, e sai che ti condurrà in un mondo, la cui direzione ti piace.

Barca, sentiero, mezzi e vie allo stesso tempo, il cui carburante è quello che Simon Sinek chiama “the Big Why”; per scoprire il proprio “perché”, possiamo utilizzare lo strumento dell’IKIGAI, o il viaggio dell’eroe, o gli strumenti suggeriti da Sinek stesso.

 
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.

Ogni viaggio importante, necessita di una mappa, e di una bussola. Questa seconda è rappresentata per me dalla consapevolezza. Il sentire, che ti fa rendere conto di dove sei, di quello che stai facendo, se i risultati che stai ottenendo ti stanno portando vicino o no alla meta desiderata. Nella mindfulness, come in tutte le pratiche meditative, si insiste sulla presa di coscienza della differenza tra ciò che giunge ai nostri sensi, e ciò che succede dopo, dentro le nostre teste. Pensare è interpretare, sentire è raccogliere, ascoltare è selezionare cosa raccogliere avendo un intento. Credo che queste qualità siano da coltivare in ogni essere, perché utili in ogni ambito di vita, sempre però se messe al servizio di un insieme di valori positivi, un’etica dell’agire, altrimenti senza delle linee guida, che indirizzino i comportamenti verso azioni più efficaci per la convivenza comune, sarebbe tutto inutile.
 
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.

Convivere, coesistere, sono parole che stanno bene anche con “alleanza”, di chi e per cosa mi chiedo? Ancora una volta torna il tema del chi siamo, dove andiamo, e perché, coordinate necessarie per costruire un’alleanza. Esistono differenti livelli evolutivi, citando un termine cardine della teoria delle dinamiche a spirale di Clare W. Graves; abbiamo modi diversi di percepire la realtà, di interpretare le sfide che ci pone, quindi è utopico pensare che si possa serenamente convivere tutti e remare nella stessa direzione, con lo stesso interesse; dobbiamo conoscerci, confrontarci, aprire un dialogo, e aprirlo con mente aperta e capacità di ascolto attivo, altrimenti non saremo in grado di capirci, e nessuna alleanza sarà possibile. L’essere umano non fa mai qualcosa per niente; attraverso ogni suo comportamento persegue un vantaggio primario, soddisfa un bisogno, e l’alleanza è un mezzo per fare questo.

Quindi una buona alleanza presuppone a monte la consapevolezza di chi siamo, di quale mondo vogliamo essere sostenitori, di quali bisogni stiamo alimentando, di quanto e come le nostre azioni impattino sugli altri. Una buona alleanza presuppone una filosofia della convivenza civile, del rispetto, del fatto che possiamo essere comunità, ognuno con il suo credo soggettivo, i suoi bisogni del momento, ma che a livello ultimo dobbiamo tutti remare nella stessa direzione, che è l’equilibrio della vita nella nostra comunità. La filosofia, le esperienze ecumeniche, viaggiare con occhi consapevoli, cooperare intorno a progetti che vadano verso un sogno chiaro, potente, condivisibile, sono tutti strumenti formativi, che potranno nel tempo sviluppare tante piccole comunità, e le aziende lo sono, che pur avendo caratteristiche specifiche, opereranno nell’interesse comune, saranno alleate, per l’equilibrio globale.


 

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