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Nicola Ferrari

Categories: AIF,Interviste

NICOLA FERRARI

Ferrari Nicola
Formatore, scrittore

L’innovazione tecnologica sta trasformando le relazioni umane, e il cambiamento è stato percepito anche all’interno delle organizzazioni e delle aziende con cui collaboriamo. La formazione deve innovare metodi, strumenti e spazi al fine di valorizzare la persona in un contesto sempre più digitalizzato. Quali sono i principali cambiamenti da realizzare? Il cambiamento porta con sé elementi positivi? e quali?
La mia esperienza formativa (con operatori professionali e volontari nel settore della psicologia del lutto e della relazione d’aiuto) utilizza parte delle innovazioni tecnologiche (cioè le varie opportunità che offre la rete per le attività a distanza): emerge da questo vissuto pluridecennale con molta chiarezza quanto i nuovi strumenti, metodi e spazi, possano diventare o grande risorsa o potente limite.
Una risorsa se vengono utilizzati come supporto e integrazione alla formazione vis à vis, una sorta di occasione per specificare contenuti, approfondire aspetti specifici, veicolare e interconnettere dati e strategie più velocemente di anni fa; un limite se diventano l’unico modo nel quale si realizza la formazione, sostituendosi così al rapporto diretto, nel mio caso fatto di piccoli gruppi, nei quali i vissuti di perdita, le esperienze personali, la condivisione delle vision e delle strategie relazionali, la co-costruzione di un modello condiviso d’intervento sono capisaldi che non possono e non devono svolgersi in rete, con parole scritte, a distanza o in un qualunque altro modo che non preveda il contatto diretto con la persona.

 

I sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di imparare prospettando nuove forme di vita, cioè entità sensienti di cui non possiamo prevedere, né tanto meno guidare, lo sviluppo. Come questo processo di rapido sviluppo tecnologico, che riguarda la produzione dell’intelligenza collettiva si può legare a etica e valorizzazione della cultura nei processi organizzativi aziendali? In che modo la formazione può supportare la persona affinché possa contribuire all’innovazione senza subirla passivamente?
Vivo i sistemi d’intelligenza artificiale come una splendida opportunità di crescita professionale dei formatori e di conseguenza di tutte le persone che usufruiranno dei nostri servizi. La questione resta però quella di dotare di un’anima cioè di uno scopo preciso tutto il mondo dell’innovazione tecnologica. E quest’anima è riservata alle persone. Una competente e seria formazione quindi ha il compito prima di tutto di aiutare le persone a scoprire il fine di ciò che per cui si stanno impegnando, spesso mettendo in ‘crisi’ il sistema utilizzato sino a quel punto. Nuovi strumenti e nuove intelligenze possono diventare un aiuto in più, un mezzo per uscire dalla ‘crisi’, mai il fine stesso.

 

Ieri hai detto domani. Oggi i giovani sono il futuro della nostra società, la crisi e la scarsità di investimenti rischiano di contrapporre la dimensione personale della realizzazione del sé a quella della competitività delle imprese e dei territori. In che maniera la formazione potrà far conciliare questi due estremi enfatizzando i valori strategici dell’impresa con la valorizzazione della persona nella sua essenza? In che modo la formazione può costruire una situazione ideale in azienda generando entusiasmo e partecipazione?
La possibilità che la formazione diventi ‘situazione ideale’ che genera ‘entusiasmo e partecipazione’ è proprio il nodo cruciale. I giovani, almeno per quello che conosco dalla mia visuale riferita a relazione d’aiuto, psicologia, dolore, sono attratti dai luoghi e dalle situazioni che creano in loro prima di tutto entusiasmo e questo a sua volta stimola la partecipazione e il coinvolgimento. Ma la possibilità di creare tutto questo dipende essenzialmente da noi formatori, certamente con il supporto di tecnologie e innovazioni ma consapevoli che niente sostituisce una persona che nella sua attività riesce a veicolare la passione in ciò che fa, l’attenzione ad ogni singolo individuo, la profondità e la ricchezza delle proposte che offre.
Alla fine quindi il nodo cruciale risiede non negli altri, non nelle tecnologie, non nelle intelligenze artificiali ma nella nostra specifica competenza che altro non è se non la capacità di attrarre nuovi individui a vivere un percorso di cambiamento finalizzato a creare una migliore qualità di vita. Come si acquisisce questa competenza e come la si trasmette è tutt’altra e interessantissima questione che meriterebbe intervista a parte.

 

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